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Reperto Occasionale di Gianni Papa
Reperto occasionale è un libro-verità, ci racconta la storia di un bambino autistico nel suo periodo evolutivo.
È un’autobiografia atipica dove l’autore non è interprete, ma racconta in prima persona la storia di sé con gli occhi di chi lo guarda.
Gianni Papa amplifica, come fosse una cassa acustica, la voce interiore dell’interprete principale: un bambino autistico che descrive la strada percorsa dalla sua famiglia attraverso l’esperienza della difficile crescita.
I personaggi principali non hanno nome. La famiglia è una come molte in Italia, abbandonate nel vuoto normativo e assistenziale, costrette a imparare sperimentando, e a volte sbagliando, come curare e risolvere i disagi derivanti da una situazione che li pone fuori da quella che comunemente si definisce “normalità”.
L’interprete è IO: il bambino autistico, il papà è PAPA’, la mamma è MAMMA il fratellino è IL BAMBINO PICCOLO CON I CAPELLI ROSSI. Solo la giostra dei personaggi che girano intorno alla famiglia ha un nome e a volte anche un cognome, così troviamo nonna Cinzia, nonna Katia, nonno Francesco, zio Fbio, l’insegnate…, l’educatrice…, Il dottor…, il fisioterapista…., la psicologa…, ecc. ecc. In questo libro Gianni Papa ha saputo interpretare in modo credibile il pensiero del bambino dando voce al “bambino che non sa parlare (anche se sa parlare)”. Un bambino che osserva il mondo intorno a sé e che, come tutti i bambini, non può capire fino in fondo il significato degli atteggiamenti dei grandi. Un bambino che, nella drammaticità del suo essere, si racconta con leggerezza ed estrema semplicità come solo i bambini sanno fare. Un bambino che vede i grandi complicare i percorsi ovvi e rendere difficili le relazioni semplici. Un bambino che subisce le decisioni dei grandi con la naturalezza di chi sa accettare come giusto anche ciò che giusto non è e non sa chiedersi perché l’amore finisce.
L’autore ha dimostrato una grande abilità nel ribaltare le prospettive spesso condizionate dalla maturità delle menti che crescendo diventano “grandi?” e, proprio come farebbe un bambino è riuscito, nel descriversi, a non scivolare mai nella “stereotipata” drammaticità riuscendo a guardarsi con gli occhi di chi guarda.
Inutile dire che ho trovato piacevole la lettura di questo libro, che mi è piaciuto e che ne consiglio la lettura a tutti.