SABATO 25 APRILE 2015 – 12:11 ora locale (8:26 ora italiana) – TERREMOTO IN NEPAL – magnitudo 7.8 – epicentro a circa 80 chilometri a nord-ovest di Kathmandu – 15 chilometri di profondità – a seguire altre 13 scosse fino a magnitudo 6.7
– Maestro perdona questa mia visita fuori programma. Spero di non disturbare, sono passata solo per un saluto. Domani a quest’ora sarò a Kathmandu. Parto con un gruppo di volontari al seguito del convoglio di aiuti umanitari destinati ai terremotati del Nepal.
– Cara figliola, sei sempre la benvenuta. Non mi disturbi affatto e mi fa piacere che tu abbia voluto salutarmi di persona prima di intraprendere un viaggio così difficile.
– Sarei voluta andare in Nepal come turista per godere dei visi felici e spensierati degli abitanti, del caos di una città affollata, degli odori di un posto lontano dalla mia realtà per usi, costumi e abitudini di vita. Avrei tollerato qualsiasi disagio pur di immergermi nell’atmosfera mistica e trascendentale che i racconti e i reportage degli opuscoli turistici hanno dipinto nella mia mente. Invece mi aspetta… chissà se posso immaginare che cosa mi aspetta? Prevedo visi tristi velati dalla polvere che vagano come tanti fantasmi senza più casa, senza più meta, senza più riferimenti, smarriti nella confusione alla ricerca dei cari dispersi o già persi.
– Ragazza mia, chi dice Nepal dice Pace. Le catastrofi naturali svelano la vulnerabilità materiali delle nazioni e dei popoli ovunque si trovino e chiunque le abiti, ma la forza della fede risiede nell’anima. È una nazione che nella mente collettiva viene associata al misticismo, alla spiritualità, alla pace, all’amore universale, alla ricerca del buono interiore. Non fu un caso se Katmandu divenne una delle mete dei viaggi intrapresi dagli hippy negli anni 1969/1970.
– Però è triste scoprire che non c’è pace per i pacifisti. Quella valle ora sarà distrutta e chissà quanto tempo ci vorrà perché ritrovi il suo equilibrio e l’armonia ritorni ad addensare l’aria.
– Una leggenda buddista narra che dove oggi sorge Kathmandu, un tempo c’era un lago, ma Manjusri, Buddha della Consapevolezza, fece con la sua spada un taglio nella terra. Le acque così defluirono permettendo alle popolazioni di abitare il luogo. Sono molte le etnie che confluirono in quella valle come tante barchette portate dalle correnti del lago e arenate nella secca. Non credi che tribù così diverse che hanno saputo convivere, ognuna con i suoi santi, dove il dualismo e il non-dualismo si uniscono in un unico credo sviluppando l’idea che il tutto è sostanza e che tutto ciò che avviene in natura non è a caso, ma secondo una ragione e necessità, un popolo cresciuto con questa mentalità tollerante, aperta e svincolata da ottusi preconcetti e meschini obiettivi di benessere individuale non avrà la forza di soffiare sulla polvere per liberare il cavallo del vento? Rivedremo presto le bandiere di preghiera dei Lung-Ta sventolare, sullo sfondo azzurrino del cielo limpido tibetano e i colori delle preghiere che invocano la compassione, l’armonia, la pace, la saggezza, e forza e protezione contro i pericoli e il male torneranno a spargere le benedizioni su tutti gli esseri.
– Maestro credi davvero che sarà facile per quel popolo capire perché i loro dei hanno inflitto una punizione così dura abbattutasi come una mano occulta su tutti e su ogni simbolo di fede? A chi si voteranno in questo momento di grande bisogno di speranza? Io non posso non chiedermi perché lì? Perché in un posto così spirituale? Perché in un modo così terribile? Quelle genti hanno sentito la terra tremare, i muri crollare sulle loro teste e la terra aprirsi pronta a divorarli.
– Cara ragazza, la ragione ha le risposte. Tutte. Quando la natura colpisce non fa preferenze, non discrimina. Nessun favoritismo è previsto. Agisce lì dove deve, ma l’uomo, che non capisce, non può non chiedersi: perché in quel luogo?, perché quel popolo?, perché annebbiare la gioia, l’amore, la spiritualità?, perché ingrigire con i depositi di polveri omicide le preghiere consegnate al vento? Non ci sono motivi trascendentali alle calamità naturali. Qualcuno disse che la fede colma le lacune della capacità umana di comprendere. Sono molte le cose che l’uomo non può comprendere. Tu pensi davvero che si deva dare una spiegazione a ogni cosa?
Le cose accadono con o senza la volontà di qualcuno. Perché due persone si amano? Perché l’alchimia mescola chimica e filosofia e attiva processi chimici e fisici danndo origine a connessioni sinaptiche che come le pietre focaie fanno scoccare la scintilla che infiamma la freccia di Cupido, ma come si spiega la “gap junction”? Non è spiegabile. Quali sono gli ingredienti che legano e slegano due anime nel vincolo dell’amore? Le emozioni non hanno origini comuni e nemmeno la stessa intensità. Non si calcolano gli effetti emotivi applicando formule matematiche. Noi possiamo condividere con uno nessuno o centomila l’emozione o il dolore di un momento, ma il verificarsi o il ripetersi è del tutto casuale. La scienza ricerca, studia le origine del mondo e ci propone teorie su come si è formato il pianeta, come si sono generate le prime forme di vita e le evoluzioni delle specie viventi che popolano la terra, ma non ci dice perché. L’uomo calpesta una crosta terrestre che si scuote lo ingoia senza nessuna selezione. Sono tutti uguali i piedi che sprofondano nel fango, dal più piccolo al più consumato. Quindi cara ragazza, quale sia il senso di un’esistenza che rincorre i propri dei terreni e celesti perduti e ritrovati tra le ruote di un tempio o ai piedi di un monte che offre la scala verso l’elevazione sublime, la scienza non lo dice. Io credo che gli echi delle ruote del tempio, il fruscio delle preghiere colorate consegnate al vento, gli innumerevoli riti e i tributi agli altrettanti dei, testimoni di fede, sapranno consolare e lenire il dolore sofferto e inflitto da una natura atea, agnostica che fa il suo corso oltre ogni preghiera, oltre ogni pietà, oltre ogni sacrificio, oltre ogni giustizia, oltre ogni emozione. Quando la terra avrà tremato a sufficienza e si fermerà stanca, e la polvere sarà scesa a velare le macerie, quando il dolore sarà di nuovo muto e secche le lacrime ritornerà la speranza e la gioia. Tutte quelle vite che in un attimo hanno visto cambiare il corso del loro cammino, torneranno a sorridere con fiducia. Le pire bruceranno e le anime di chi non c’è più voleranno libere e leggere sollevando dal peso della perdita i cuori di chi è rimasto.
– Il tempo è dunque il rimedio a tutti i mali? La fede è un mezzo per accelerare il processo di rinascita? La felicità è solo un’illusione?
– La felicità è l’illusione più bella.
Monica Bauletti
L’ha ribloggato su 3°m Terzo Millennio – Rivista Letteraria no profiti – Registrazion Tribunale di Barcellona P.G. (Me) – n° 70/2009 del 01-6-2009.
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