Fraseggiando

albero_verde

E il semino germogliò, alcune timide radichette puntarono a nadir violando la tana della talpa che, cieca, non si accorse di nulla, ché le zampette silenziose proseguirono il cammino sprofondando tra torba e terriccio. La tenera pianticella sbirciò tra le crepe e scoprì il raggio di sole. Il calore la invitò e lei uscì, si stiracchiò, distese i rametti e aprì le foglie, prima una, poi due e alla fine distese il suo ventaglio a catturare la brezza. La goccia di rugiada precipitò atterrando morbida sul cloroplasto. Si lasciò cullare, un due tre via!,  di rincorsa scivolò lasciando la scia.

Il tronco via via si ingrossò e i rami spuntarono uno sull’altro. E venne il vento. La grandine spezzò i rametti deboli, poi la pioggia pulì le ferite e il sole guarì le fratture. Dai moncherini spuntarono nuove gemme e furono nuovi percorsi a catturare la luce, nuove le foglie che si distesero al tepore estivo.

Un merlo nidificò tra i rami, il colore intenso della clorofilla sarà l’imprinting dei piccoli mentre la talpa riposa placida nella sua casa di radica e fango.

Il tempo passò con la giostra della notte e il dì, le lune nuove a rincorrersi. Le foglie verdi diventeranno gialle poi rosse e via via cadranno. I piccoli voleranno in cerca di altri verdi.

La talpa si rimboccò la bianca coperta che il sole tarderà a sciogliere tra i risvolti a nord delle radici affioranti e la margherita, che non sa aspettare sarà la prima a colorare i prati.

Quel che fu di nuovo sarà con nuovi giorni e nuovi colori, nuove gioie e nuovi dolori.  

M. B.

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