Wanted Benjamín Mendoza y Amor – Sergio Campailla – Gli specchi Marsilio

 

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Wanted
Benjamín Mendoza y Amor è la biografia del pittore che ha cercato di ammazzare il papa.

Il fatto risale al 27 novembre 1970, in occasione del viaggio nel Sud-est asiatico di Papa Paolo VI nella capitale delle Filippine, Manila.

Un libro che ho letto con interesse e che avvince passo passo. È come un cerchio che trova la sua perfezione nel ricongiungimento dei due punti: primo e ultimo.

È la vita di Benjamín Mendoza y Amor, pittore sconosciuto a molti e rinnegato da chi poteva lodarne i meriti. L’autore Sergio Campailla è riuscito a ricostruirne la biografia seguendo le tracce dei suoi numerosi viaggi intorno al mondo, tracce che per assurdo si perdono proprio quando, alla fine dei suoi giorni, Benjamín si ferma. Con questa biografia l’autore ci presenta un artista animato da una geniale follia, malato dell’amore del vivere, o del vivere l’amore. “y Amor”.

Una vita dissoluta e una vita sfortunata?

Oppure semplicemente una vita voluta e cercata?

È stata una vita strana quella che troviamo descritta in questo libro. A tratti affascinante, avventurosa, sregolata e portata all’estremo con atti incomprensibili dettati da quale ispirazione?, che cosa cercava realmente di dimostrare con la messa in scena dell’attentato al Papa? “Ho voluto liberare l’umanità dalla superstizione”, la sua dichiarazione di colpevolezza. Un gesto simbolico pure questo, non poteva davvero pensare che bastasse uccidere il Papa per estirpare la superstizione, (morto un Papa se ne fa un altro). Ogni opera che l’autore ci presenta e interpreta per noi è carica di simboli. Mendoza sintetizza messaggi con disegni che lasciano sgomenti, ma i messaggi che attraversavano la mente del pittore vengnivano attinti da una memoria di vita vissuta con consapevolezza, dall’inconsapevole memoria di un’infanzia difficile e cupa oppure dalla memoria universale che apre le sue porte alle menti creative? Io credo da tutte e tre.

Albert Einstein disse: “Un essere umano è la parte di un tutto che noi chiamiamo Universo, una parte limitata nel tempo e nello spazio. Ha esperienza di sé, dei suoi pensieri e sentimenti, come fosse separato dal resto, una sorta di illusione ottica della sua coscienza. Questa illusione è per noi come
una prigione, che ci limita ai nostri desideri personali e all’affetto per poche persone che ci sono vicine. Il nostro compito deve essere liberarci da questa prigione, ampliando la nostra cerchia di compassione per includere ogni creatura vivente e l’intera natura nella sua bellezza”.

 Ecco, sembra proprio che Benjamín Mendoza cerchi di adempiere al “compito  di  liberarsi da questa prigione… per includere ogni creatura vivente e l’intera natura nella sua bellezza”. y Amor.

 Il racconto inizia con il casuale ritrovamento di uno “scrigno di tesori”, una valigia dimenticata in un garage romano contenente una raccolta di documenti e disegni abbandonati dall’autore in fuga e destinati alla distruzione. Una quantità di disegni fortunatamente ritrovati da occhio sensibile che ha fiutato un possibile interesse artistico e che invita l’autore ad esaminarne alcuni.

La prima volta che ho visto un suo disegno, ho provato subito curiosità per quella mano che, con tratti essenziali ed efficaci, esprimeva una realtà insieme lucida e visionaria”.

tratti essenziali ed efficaci…, …una realtà insieme lucida e visionaria…

Queste le colonne che sorreggono l’esistenza del pittore Benjamín. La capacità del tratto, la dote del disegnare, la connessione diretta della mano con la mente, anzi delle due mani in quanto l’artista usa la destra e la sinistra con indifferente disinvoltura, quindi una dote che raddoppia, e la sua personale visione del mondo e della realtà.

Una vita triste nel suo epilogo, un’esistenza tormentata da un destino che l’ha voluto figlio incompreso e artista, ammirato e indesiderato, in un mondo che non ha saputo vedere la perla dentro la conchiglia e ha lasciato scivolare un tesoro sotto lo strato di ignoranza che domina la società del consumismo.

Si è spento così, in solitudine e in povertà, e sarebbe svanita nel nulla la sua memoria se Sergio Campailla non avesse colto il messaggio di quel tratto particolare e non avesse voluto capire qualerealtà insieme lucida e visionaria” consegnava alla memoria universale Benjamí Mensoza y Amor.

E i disegni e le poesie che cosa sono se non lettere d’amore che cercano un destinatario?”

Monica Bauletti

 

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