Il fenomeno delle Rievocazioni

Sempre più proiettati nel futuro, bionici intelettuali con il terzo occhio intento a frugare in un passato antico; perlopiù conquistati dal fascino del medioevo, ma perché?
La riscoperta dei borghi antichi, la caccia di storie e leggende che leghi il territorio a eventi storici per dare luogo alla messa in scena di rievicazioni.
Che cosa spinge sempre più pubblico a cercare il sapore di quelle atmosfere un po’ cupe di un tempo in cui non c’era niente, quando le carestie decimavano i paesi e chi superava l’inverno era benedetto dal signore?
È il conflitto paradossale di questa generazione che vive attaccata allo smartfone come legata da un virtuale cordone ombellicare irrescindibile al grande utero universale e che appena può cerca rifugio nel periodo più vero e crudo della nostra storia: il medioevo. Un’epoca fatta sì di conflitti, di superstizioni, di pestilenze, ma altresì sorretta da solìdi valori ormai persi, come la cavalleria, l’onore, la condivisione del poco. È come se le tossine accumulate da generazioni, tornando in superficie, riportassero alla memoria il ricordo del sapore della carne alla brace, del buonvino anacquato per dissetare dalle fatiche nei campi. Ed è così che scatta la nostalgia e il bisogno di riempir le narici dell’acre odore del sudore impastato alla polvere e di letame. Cresce la voglia di
contrappore, almeno per un giorno, la palpabile realtà all’inconsistente mondo virtuale nel quale, volenti o dolenti, viviamo per gran parte della giornata.
E allora, anche se nessuno è disposto a rinunciare alle conquiste del terzo millennio, qulacosa di vero c’è nel dire che “si stava meglio quando si stava peggio”

 

Monica Bauletti

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