La Certosa di Parma – Stendhal

la certosa di parmaLa Certosa di Parma – Stendhal

 

L’ho letto. Tutto.

Se mi è piaciuto?

Sì.

Mi ha esaltata?

No.

L’ho trovato lento in partenza. Fino alla metà (considerando che è circa 600 pagine sarebbe tanto) è stata una lettura imposta. Dopo è diventato più coinvolgente.

Da questo genere di libri mi aspetto molto. Dal punto di vista storico mi sono arrivate le atmosfere e gli umori di un periodo in cui regnò un certo disordine politico. È la Francia di Napoleone a dominare la scena.

In Italia si prepara la via verso la repubblica con il sorgere delle prime ribellioni, ma è ancora forte il legame alla monarchia.

Stendhal con questo libro ha messo a fuoco l’andazzo libertino della politica riflettendo nella piccola corte della provincia parmense gli intrighi e le congiure politiche tipicamente versailliane; in stile Re Sole, ante rivoluzione per intenderci. Perché abbia scelto Parma come location del suo romanzo non mi è chiaro, forse una rilettura potrebbe chiarirmi la scelta.

Un personaggio gli è ben riuscito: Fabrizio del Dongo. Un giovinetto scapestrato che non si risparmia nessun fallo.

Il giovanotto in quanto a prudenza non è certo maestro, ma ha la fortuna di cavarsela sempre in un modo o nell’altro. È come se il fato avesse visto in lui il soggetto ideale da dirigere. Un personaggio senza particolari ambizioni e desideroso di avventure. Appunto: un fatalista.  Quindi adatto a soddisfare il gusto di guidarlo spingendolo a mettersi nei guai al solo scopo di dare occasione di salvarlo ora all’innamoratissima zia, ora alla vivandiera, e via via alle donne che conquista con il suo candore fino ad arrivare al cuore della giovane Clelia della quale diventa egli stesso vittima innamorandosene perdutamente.

Sul filo delle avventure e disavventure del giovane del Dongo scivolano le vite degli altri personaggi tutti intenti a conquistarsi la fetta di felicità di una torta mal spartita. E se la passione donerà a tutti un po’ di felicità sarà tuttavia causa di dolore e sofferenza.

In conclusione posso dire che Stendhal ha saputo descrivere tutto il male della brama del potere e del cinico agire di chi, per di sconfiggere la noia, si improvvisa protagonista sul palco della vita.

Monica Bauletti

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