Tulipani GIALLI



Era una bella mattina di primavera.
Mi hanno svegliata le campane della messa delle nove e trenta. Avevo programmato di sistemare i fiori comprati al mercato del sabato.
Avevo trovato i giacinti. Adoro il profumo dei giacinti, mi piacciono quelli rosa e quelli viola. Pensavo di sistemarli nel vaso che tengo sul tavolino davanti alla portafinestra della camera da letto. Invece i tulipani li volevo mettere sul vaso d’angolo. Mi piaceva immaginare l’angolino tutto giallo con una corona di pratoline tutt’intorno.
Ero stata molto indecisa sui fiori da mettere nella lunga fioriera che sporge oltre il parapetto. Servivano piante che crescono a cascata e fioriscono tutta l’estate, alla fine ho preso i gerani parigini, ricordo che piacevano molto a mia mamma. Credo di averli presi in suo ricordo, quasi per volerla accontentare.
Lei ha sempre saputo. C’è una domanda che mi fece una volta e che mi riecheggia in mente ogni tanto, forse perché non ho ancora risposto. Mi chiese: a te chi ci pensa?, chi si prende cura di te?
Tu dormivi, non volevo svegliarti, ti eri agitato tutta la notte.
Sono scivolata fuori dal letto lentamente e come un rivolo d’acqua invisibile e silenzioso sono uscita dalla stanza. Ero diventata brava a fare l’ombra. Sapevo anticipare i tuoi umori e mi trasformavo in fantasma per non irritarti.
Certe giornate non finivano mai. A volte preferivo che ti sfogassi subito anche se avevo paura. Non riuscivo a prevedere quanta rabbia potevi scaricarmi addosso. Un paio di volte ho tenuto di morire. Ho sperato di morire.
Ho fatto la doccia e ho lavato i capelli. Che belli sono i miei capelli. Lunghissimi, biondi; mossi, ma non troppo. L’ideale per coprire i lividi, l’ideale per immobilizzarmi e tenermi ferma in ginocchio.
Ho fatto colazione con il caffè nero e qualche biscotto. Non c’è niente di più gradevole del profumo del caffé al primo mattino.
Ho avvolto i capelli in un asciugamano e indossato la tuta, ho messo i guanti di lattice e sono uscita a invasare le piante. Tempo qualche giorno avrei visto i primi colori, il profumo mi pareva di sentirlo già. Ammiravo il mio lavoro e mi immaginavo seduta sulla poltroncina di midollino a fumare una sigaretta o a sorseggiare un bicchiere di rosso, adoro il vino rosso. Ero molto soddisfatta.
Non ti ho sentito arrivare. Non ho capito neanche quando mi hai presa in braccio. Ti ho sorriso, ho accennato un bacio e sono volata giù dal quinto piano.
Perché? Che cosa ho fatto?
Ero così contenta.
Non vedrò sbocciare i tulipani.

M.B.
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