Era partita bambina: la casa nuova, poi il collegio. Era tornata adulta, nel petto batteva ancora il cuore di bambina e l'emozione fu grande rivedendo la casa d'infanzia. La vecchia casa sembrava diversa, ma era sempre uguale; la nonna non c'era più.
E l'albero? Chissà se anche il suo albero rifugio era cambiato. Chissà se ora che era cresciuta l'albero era rimpicciolito, come sempre accade in questi casi. Quanti giochi e quante acrobazie aveva fatto tra i suoi possenti rami!! Rivide sé bambina mentre a fatica cercava di raggiungere il ramo più basso: il primo appiglio per iniziare l'arrampicata. Doveva saltare a più riprese prima di riuscire ad afferrarlo. Ma che soddisfazione quando ci riusciva, una volta raggiunto e afferrato con forza, dopo un paio di dondolii, riusciva a issarsi e da quel momento la salita era facile. Arrivava fino al ramo più alto, non aveva paura. L"abbraccio dei rami del solido amico erano rassicuranti. Da lassù tutto sembrava più facile, l'aria era più leggera e la gioia riempiva il petto. Respirava la stessa libertà dell'uccellino che nidificava a un passo da lei, tra l'intreccio di rami protetto dalla chioma. Sedeva paga di sé. Il tempo governato dal sole lasciava spazio al laborioso lavorio delle formiche che veloci correvano tra i rami, o al curioso ondeggiare delle foglie mosse dal vento e accompagnate dal gracidare delle rane dello stagno poco lontano, qualche albero più in là.
Con tutte quelle immagini che riemergevano dalla memoria si incamminò sul sentiero che portava allo stagno, cercava l'albero, cercava la bambina, cercava l'ultimo legame con il mondo che apparteneva alla nonna.
L'albero non c'era più, al suo posto un enorme moncherino. Nella solitudine del boschetto, seduta su quel che restava del solido amico, pianse tutte le lacrima trattenute fino ad allora. Restavano le formiche e le foglie continuavano a danzare mosse dal vento al ritmo del gracidare delle rane.
M.B.
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