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Berta, la leggenda

Sono in corso gli ultimi ritocchi tipografici a “Berta, la leggenda”. Intanto vi illustro la copertina.
l’Immagine sulla destra presenta una regina Bertha di Savoia sfuocata, non ben delineata, così come compare nei testi di storia. Lei è stata l’ultima Imperatrice del Sacro Romano Impero e fù trascurata dagli storici del tempo che scrissero poco su di lei. Ho faticato a ricostruire questo personaggio che compare in pochi episodi, ma la cui presenza è stata determinante per l’impero di Enrico IV. Donna affascinante, a mio parere, e di forte impatto, dotata di una grande sensibilità e devozione, qualità importanti in una Prima Donna consorte di leader. A mio avviso un modello esemplare, forse il primo, di “first lady”

La IV^ di copertina.
Se la copertina è dedicarla alla regina Bertha di Savoia, la IV^ è tutta per Berta che fila.
Nella foto c’è la Torre di Berta che ancora resite in cima a Monte Castello a Montegrotto Terme. E’ ben visibile da diverse prospettive del paese anche se lambita dalla vegetazione che libera cresce tutta intorno. E’ un peccato che non sia visitabile, ma il Monte Castello è propietà della famiglia Sgaravatti e quindi non si può accedere alla sommità.
Oltre alla torre, dell’antico castello medioevale sono ancora presenti le rovine della cisterna, le fondazioni dell’edificio crollato e una seconda difesa collegata alla porta di accesso. Il castello faceva parte di un “feudum”, e quindi di una “curtis”, concessa in enfiteusi dall’abate del monastero di San Silvestro di Nonantola (Modena) ai membri della famiglia dei “da Montagnon”.
Questa è storia.
La leggenda invece vuole proprietaria del territorio che oggi è Montegrotto Terme (un tempo conosciuto come San Pietro Montragnon) Berta che fila.
La leggenda narra che la regina commossa dal gesto di gratitudine della poveretta che le porge l’unica sua ricchezza: un rocchetto di filo prodotto con le sue mani, le concede “tanta terra quanta ne poteva contenere il filo donatole”.
Quindi, nell’angolo a sinistra, il rocchetto di filo che traccia i confini di Montegrotto Terme.

Il libro sarà presto disponibile nelle edicole di zona.
Per ricevere il libro direttamente a casa basta scrivere a libri@monicabauletti.it
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Giuseppe Rando su “Berta, la leggeda” -introduzione-

Disponibile tra pochi giorni, arrivo previsto entro fine mese

berta la più bella

 

Monica Bauletti,

Berta, la leggenda tra storia e fantasia

 

 Introduzione di Giuseppe Rando

Il modello manzoniano del romanzo storico come «componimento misto di storia e invenzione» continua ad essere operativo – felicemente operativo – nella letteratura italiana e non solo. Ne costituisce un limpido attestato Berta, la leggenda di Monica Bauletti, dove il racconto di eventi capitali del basso Medioevo trova una inedita canalizzazione narrativa attraverso l’innesto, nel flusso diegetico, di documenti storici e/o epistolari, ma soprattutto attraverso la geniale compresenza e/o alternanza sulla pagina di un presente edonistico, turistico, postmoderno e di un passato feudale, tragico, doloroso, religioso, unificati in una comune prospettiva di agognata felicità.

Il punto di forza del romanzo della Bauletti è costituito proprio dalla singolarissima struttura, in cui trovano un’agevole, insolita convivenza: a) un narratore etero diegetico di primo grado che racconta in terza persona la Fabula iniziale e la Fabula finale; b) un narratore omodiegetico di primo grado (una donna, moglie innamorata); c) un narratore omodiegetico di secondo grado (un uomo, il marito innamorato), che dialoga con la moglie. nel corso di una passeggiata in una amena località dei colli Euganei; d) un narratore eterodiegetico di secondo grado (lo stesso marito che racconta alla moglie, in terza persona, le storie parallele di Berta, popolana vissuta in quei luoghi nel Medioevo, e di Bertha di Savoia, Regina e Imperatrice del Sacro Romano Impero, nell’undicesimo secolo). Non solo: il racconto storico-leggendario in terza persona è spesso intessuto di dialoghi tra i vari personaggi del passato, evidentemente mimati dallo stesso marito-narratore eterodiegetico di secondo grado.

Talché, nel romanzo della Bauletti, parlano di fatto, oltre alla moglie e al marito moderni, Regine, Imperatori, Papi, Nobili (in lingua italiana) e popolani-popolane d’antan (in dialetto): non manca il latino nei documenti storici e nelle epigrafi. Quanto dire che questo romanzo storico è anche un romanzo polifonico (bachtiniano), vivificato anche dallo strumento principe dei narratori autentici: lo stile indiretto libero.

E ciò, a conferma – se ce ne fosse bisogno –  del fatto che la Bauletti utilizza, con disinvoltura, le opportunità strutturali che la tecnica narrativa mette oggi a disposizione del romanziere avveduto, essendo peraltro in possesso della dote fondamentale di un narratore: il piacere dell’affabulazione che, secondo Moravia, quando c’è, è innato. Lo si coglie nei sapienti collegamenti tra una storia e l’altra, nella caratterizzazione dei vari personaggi, negli indizi e nei richiami disseminati nel tessuto narrativo, nella tecnica sospensiva adottata che crea una forte tensione narrativa (sola nelle ultime pagine il lettore saprà – in un finale da thrilling – se Berta è riuscita a salvare o no il marito dalla scure del boia).

La lingua, del tutto immune da bellettrismi, nulla concede tuttavia alla sciatteria del parlato e/o del giornalistico.

Sul piano tematico, Berta, la leggenda tra storia e fantasia si snoda lungo tre filoni narrativi: quello amoroso, quello storico-politico e quello esistenziale-filosofico, che s’intrecciano e mirabilmente si confondono in una omogenea cifra stilistica sotto gli occhi del lettore.

Il filone amoroso comprende due storie di amore vero, totale, vivificante, assoluto (quello dei due innamorati moderni e quello che lega Berta al marito condannato a morte, nel Medioevo) e due storie di amore devastante, brutale, egotistico (praticamente amore senza amore) subito da Bertha di Savoia e da Matilde di Canossa, da parte dei rispettivi illustri mariti, sposati per esigenze politiche e dinastiche.

Il filone storico-politico segue gli snodi fondamentali dei difficili rapporti tra il papa Gregorio VII e l’imperatore Enrico IV, fino all’umiliazione di Enrico IV a Canossa e alla conclusione delle lotte per le investiture.

Il filone esistenziale-filosofico attraversa in senso orizzontale e in senso verticale il romanzo, puntando sull’assunto parmenideo dell’essere contro l’illusione eraclitea del divenire (passato, presente e futuro, nonostante differenze accidentali, coesistono relativisticamente) e sul valore salvifico del vero amore, come fomite possibile di felicità.

Il romanzo, che finisce dove comincia, è dunque un romanzo circolare: i personaggi non cambiano dal principio alla fine; nulla muta e tutto è.

Giuseppe Rando – Università di Messina

 

 

 

 

 

 

Quaderni di Arenaria – Lucio Zinna

E’ uscito il decimo volume della collana periodica “Quaderni di Arenaria”, a cura del poeta e scrittore Lucio Zinna.

http://www.quadernidiarenaria.it/…/quadernidiarenaria-volum…arenaria

A pagina 60 si parla di Attacco Agli Illuminati, un onore immeritato, che cosa posso dire? Grazie

LA PUNTURA DELLA MEDUSA

La puntura della medusa Monica Bauletti Pag. 90 - 17/09/2015 formato eBook offerta 0,99
La puntura della medusa-  Monica Bauletti
Pag. 90 – 17/09/2015 – formato eBook
offerta 0,99

Narra di una donna, una giovane donna cresciuta senza la madre, con un padre che adorava e dal quale si separa in modo brusco soggiogata da un uomo dominante. La dipendenza di questo amore produrrà l’annullamento della personalità della protagonista, ma alla morte un po’ ambigua di questo marito-padrone la protagonista inizierà un viaggio di rinascita alla ricerca di se stessa elaborando i lutti e il dolore represso.

Chi ha letto la bozza ha detto:

  • Leggendo l’incipit si pensa subito ad una più “moderna” Nora di Casa di bambole o anche a Le parole che non ti ho mai detto. Bello il contrasto tra la serenità del luogo; la calma degli elementi naturali; la placidità delle cose e la solitudine inquieta che da subito si avverte di Mia. Una inquietudine che poi si esplicita subito nel primo flashback e nella descrizione del rapporto con Carlo; già introdotto come perverso, condizionante, aberrante: questa aggettivazione mette molto bene il luce la scelta e il senso del titolo. Efficace usare il dialogo per i falshback: affronta la questione e l’opposizione dei due personaggi in modo più diretto e vero. Anche più sfrontato. Sfrontatezza che perdiamo invece nella narrazione dove però troviamo degli altri elementi molto importanti: le emozioni e gli stati d’animo di Mia. Una indole di donna-bambina; questo rapporto con il padre e il suo spezzarsi e divenire rimorso, ancora di più, sottolineano l’indole vittimistica e sottomessa di questa donna. Una donna divisa dalle due facce della stessa medaglia: l’uomo positivo e quello negativo. Il modello del bene e del male; del giusto e dell’ingiusto; del sano e del malato; del valoroso e del perverso. La narrazione – molto corretta nella costruzione grammaticale.

  • Racconto emotivamente molto sentito. I personaggi sono ben definiti, sia la protagonista che i due uomini della sua vita, il padre e il marito. Il viaggio in barca è una metafora del viaggio attraverso il dolore della protagonista che vorrebbe andare alla deriva, ma che, comunque, non si perde perché il mare la fa avvicinare alla riva. 

  • I dialoghi sono il punto di forza della narrazione. Didascalie e riferimenti a chi ha pronunciato la frase non ci sono e risulterebbero del tutto superflui se ci fossero, le poche parole e la punteggiatura forniscono al lettore tutte le informazioni di cui ha bisogno. La trama è semplice e poco pretenziosa, se si cerca un intreccio complesso nella successone di eventi, ma allo stesso tempo efficace, ben mirata. I vari flashback non risultano pesanti o noiosi, nonostante le molteplici ripetizioni che altro non fanno, se non rendere i personaggi più reali. Il lettore vive il disagio interiore della protagonista grazie ad uno stile magnetico e concreto. Individuare un punto debole per fornire una critica costruttiva quanto completa, risulta alquanto difficile e ci si deve addentrare nella sfera dei pareri personali. Non tutti potrebbero apprezzare la storia unicamente per la sua matrice malinconica, ma questo non sminuisce minimamente l’opera che nella sua modestia svolge egregiamente il compito di intrattenere il lettore.
  • Trovo questo libro semplicemente bellissimo. Ho viaggiato per le poche pagine lette, cullata nei ricordi coinvolgenti della protagonista, descritti in maniera eccellente da quella che descriverei una vera scrittrice. Ho amato il modo in cui il racconto passava dal ricordo al presente, e come le parole scritte prendessero forma e mi permettessero di entrare nella vita di Mia e di immergermi con lei nel suo mare. 
  • Un lavoro molto curato per quanto riguarda l’aspetto psicologico del personaggio principale e apprezzabile la conoscenza di termini tecnici marinareschi usati con disinvoltura. Interessante l’idea del viaggio in solitaria intramezzato da ricordi.

L’amica più preziosa

L’amica più preziosa

Ragione e sentimento in una storia di amicizia tra donne

L'amica più preziosa
L’amica più preziosa

Recensioni dalla rete:

“Racconto di vita quotidiana che però poi schizza via in una narrazione dinamica e intrigante che fino alla fine ti tiene legato al libro“

Edito da libromania (DeA-Newton)