Sulla veranda invasa dal sole, la sedia a dondolo aspetta l’ospite. Il sole al crepuscolo non brucia più e trasforma in oro ogni cosa. È l’ora in cui il giorno muore portando con sé fatiche e doveri. Puntuale Agata arriva, si adagia piano e asseconda il dondolio che culla il piacere del riposo.
Un sollievo le gonfia l’esile petto. È questo il momento solo suo, sulle ginocchia tiene un libro importante. Prima di correggere gli occhiali sul naso distrae lo sguardo all’orizzonte dove vanno a dormire mille e più fenicotteri rosa. Lo spettacolo che la natura le offre, nell’ora serale, ben concilia la lettura. Per nulla al mondo permetterà mai alla vita di rubarle quel momento di solitudine.
Le letture, mai casuali, la guidano nel limbo che connette i suoi sensi, e le antiche eroine le parlano.
Agata legge seguendone la scia discreta e cortese lasciata dal passaggio, ne insegue il profumo, coglie i sorrisi, le emozioni, le paure e le gioie. Calpesta le impronte rosa sulla trama storica zampettando tra le pennellate sparse da pittori distratti, come pietre colorate su torrenti a tratti impetuosi e poi placidi.
Didone l’aspetta sul ciglio del tempo. Agata aggiusta gli occhiali, ma non legge, appoggia la testa allo schienale imbottito e chiude gli occhi, la mano accarezza lenta l’Eneide che giace paziente sul grembo, il segnalibro di seta viola apre al libro IV.