Noi due ci apparteniamo di Roberto Saviano

Noi due ci apparteniamo di Roberto Saviano


Non so se ci sia un modo comodo per leggere un libro scomodo. Che ci si metta stesi a letto avvolti da morbidi cuscini o cullati su una amaca in giardino tra il cinguettio delle cinciallegre in primavera, oppure sulla chaise-longue del divano o sulla poltrona relax sotto un morbido plaid nessuna comodità potrà alleggerire il contenuto delle pagine del libro di Roberto Saviano. È inevitabile uscire dall’esperienza di questa lettura con l’orrore negli occhi e una ferita nell’anima.
Anche a leggerla a testa in giù, la realtà narrata da Saviano, non può sembrare meno mostruosa di quanto è. Forse ci si può illudere che quanto narrato non appartenga al mondo di tutti e che che sia parte di un mondo che scorre su una rotaia parallela che non potrà mai intersecarsi con la vita di chi sceglie la legalità. Forse. Saviano però, con questo libro, costringe il lettore a uscire dall’oblio. Gli orrori descritti sono reali confutati da nomi noti e da notizie conosciute. Li ripropone con tutto il carico di orrore, sangue e violenza che sono sfuggiti nella velocità della cronaca. È il vomito di bocconi più o meno recenti impossibili da digerire. Ogni arresto, violenza, omicidio, massacro descritto contiene il lezzo fermentato nel tempo ed esala un acre odore ripugnante che lascia in bocca il sapore di ferro.
È un perpetuo atto di generosità che Saviano fa ad ogni sua uscita. Una scossa per defibrillare le coscienze sopite.

Ringraziare è d’obbligo.

M.B.