CHIAVE DI LETTURA

3°m Terzo Millennio - Rivista Letteraria no profit - Registrazione Tribunale di Barcellona P.G. (Me) - n° 70/2009 del 01-6-2009

CHIAVE DI LETTURA

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Venerdì 30 ottobre 2015  Letterando per questo week end consiglia l’avventura con un po’ di storia e un po’ di thriller e dalla sua VALIGIA DI LIBRI sceglie due letture:

Libro Vecchio (1956)   ANGELICA (la saga si compone di 15 volumi) di Anne e Serge Golon

eLibro nuovo  (2015) L’amica più preziosa di Monica Bauletti

Non serve una chiave particolare per porsi alla lettura di libri d’evasione, questo genere ha lo scopo di alleggerire lo spirito per lasciare il lettore in un temporaneo stato di estasi, tuttavia un messaggio c’è.  C’è sempre un insegnamento, un pensiero che passa attraverso la narrazione di storie di vita, ma guardiamo che cosa hanno in comune questi due romanzi.
Si parla di donne e di “pirati”. In entrambe le storie la protagonista è una giovane donna molto bella, molto intelligente e audace. Si parla di amori e di passioni…

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Questa settimana Letterando ha estratto dalla sua VALIGIA DI LIBRI altre due opere:

Libro Vecchio (1958)   IL GATTOPARDO di Tomasi di Lampedusa 

eLibro nuovo  (2015) IL CUORE ASPRO DEL SUD di Coralba Capuani

Anche con questi due romanzi andiamo a suggerire una chiave di lettura che indichi una via alternativa per arrivare alla storia narrata.
Questi due romanzi nati e pubblicati in due secoli diversi, e per di più a cavallo degli ultimi due millenni, hanno in comune lo stesso tema, una questione che si trascina da due secoli e arriva fino a noi senza soluzione: la Questione Meridionale; una questione che spacca l’Italia in due e vanifica inesorabilmente ogni sforzo di unità testimoniando il fallimento dell’idea garibaldina, il miraggio mai raggiunto dell’unità di una nazione che vede un popolo al seguito del tricolore frammentato dai troppi interessi sociali, politici e, sopratutto, economici.

Il periodo…

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Tutto è Genesi

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Hands holding sapling in soil on black

È un universale atto d’amore creare da un’idea che si accende nella mente.
È un’emozione incontenibile dare vita a un pensiero della fantasia.
È un atto di immensa generosità consegnare al tempo l’opera del proprio ingegno.
È un’esperienza sublime dare forma a un’immagine.
È un crescendo il vortice di sensazioni che rapisce il creativo mentre assiste alla crescita dell’opera che arricchisce di particolari, colori e vita.
È questo che si può definire un dono divino?
Che cosa avrà provato Dio quando dal fango ha plasmato l’uomo e con un soffio l’ha destato?

“Dio creò l’uomo a sua immagine”

È così che l’uomo ha ricevuto in dote la creatività?
L’essere umano porta in sé l’impronta primordiale della creazione?
È l’imprinting fissato nella memoria universale a impartire l’ordine di produrre bellezza da condividere?, ma allora, l’artista, l’intellettuale, insomma chi è dotato di genio creativo è considerato “originale” perché vive in contatto…

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Giulio Mozzi presenta Favole del morire

 

VENERDI’ 9 OTTOBRE 2015 ORE 18,30

PADOVA – PALAZZO MORONI SALA DEGLI ANZIANI

GIULIO MOZZI PRESENTA FAVOLE DEL MORIRE – LAURANA EDIZIONI

EVENTO PROMOSSO E PROPOSTO DA LA FIERA DELLE PAROLE IX EDIZIONE – 2015

favole del moriree

 

 

 

Si conclude il secondo capitolo della rivista Sfoglia l’autore dedicato a Giulio Mozzi con la presentazione di Favole del morire. Evento col quale la città di Padova ha voluto omaggiare un autore (a chilometro zero) ospitandolo in uno dei palazzi più rappresentativi della città: Palazzo Moroni, sede del municipio, nella splendida stanza degli Anziani, all’interno del programma de La fiera della parole IX edizione 9 ottobre 2015.
Sento il dovere di fare i miei complimenti a Giulio Mozzi, che a differenza di altri autori ospiti della kermesse padovana che hanno “abusato” del quarto d’ora accademico, Giulio Mozzi da bravo padrone di casa era lì, in perfetto orario, ad accogliere gli ospiti dimostrando rispetto per il lettore (specie in estinzione) e disponibilità verso chi lo apprezza come autore e persona.
Durante l’incontro l’autore ha parlato della sua ultima pubblicazione approfondendo alcuni temi e confidando ai presenti com’è nata l’idea tanto particolare che ha dato vita a un’opera così originale. E non uso a caso la parola “dato vita”. Parlando di favole del morire sembrerebbe un termine improprio , quasi di cattivo gusto, che un po’ stona e fa a cazzotti col tema della morte, sembra quasi voler parlare di cose allegre nella camera ardente di un compianto estinto, ma non è così, perché Favole del Morire parla della vita:
“…cose che parlano del morire e dico morire e non della morte perché parlare della morte significa parlare di qualcosa che è là, parlare del morire significa parlare di qualcosa che avviene e che in quanto avviene può esser per esempio raccontata… del morire noi non sappiamo niente però possiamo immaginarlo e in realtà, da molto tempo, forse dall’origine dell’umanità, ci facciamo delle immaginazioni sul morire, sulla soglia, su ciò che avviene e dopo che il processo del morire si è compiuto, possiamo anche pensare che non accada niente ma in realtà molte cose accadono, mal che vada ci decomponiamo…si può immaginare che il proprio corpo si trasformi e che diventi un corpo investito di luce, che vivi eternamente, non si sa ben dove, da qualche parte così come uno può pensare che sarà mangiato e consumato da molti animaletti anche minuscoli e che alla fine si trasformerà in un bel cesto di pere…in ogni caso queste immaginazioni sono immaginazioni sul modo in cui è fatto il nostro cosmo. Che lo pensiamo materialisticamente, che lo pensiamo metafisicamente son sempre delle immaginazioni su questo, e io ho cercato, con questi testi… erano svariati mesi che io stavo esplorando la tradizione iconografica delle danze macabre del tempo sfugi,. del trionfo della morte, mi interessavano soprattutto le danze macabre perché le danze macabre hanno il loro contenuto comico, sono spesso nella forma comune una specie di processione in cui vedete una serie di personaggi rappresentativi delle vari tipologie umane esistenti: c’è il contadino, il commerciante, il prete, il monaco, il vescovo, il guerriero, il signore ecc. tutti vestiti e parati, come dire?; ricoperti dai segni che mostrano la loro condizione e professione che vengono accompagnati sottobraccio da uno scheletrino vispo. Il senso della cosa è palese: chiunque tu sia prima o poi te tocca e questo è il termine, questo è l’esito della tua vita e questa situazione è comica non nel senso che faccia ridere, ma perché prende ciò che è in alto, per esempio il Papa, e lo mette accanto a ciò che è in basso: il corpo putrefatto, lo scheletro. …il comico attacca l’alto e il basso e quindi tiene insieme il mondo…Lo spirito del mio lavoro è mortiforo sì, ma comico”.
“Una cosa che tiene insieme il libro oltre l’unità del tema è la varietà delle forme, perché c’è un primo testo che si chiama la stanza degli animali, scritto nel 2009 per una piccola collana fatta dalle edizioni Due punti di Palermo,,,.la stanza degli animali tecnicamente è un prosimetro è un misto di prosa e poesia dove le parti facili sono quelle in versi mentre quelle in prosa sono talvolta impenetrabili anche a me. Un altro testo si chiama Operetta di giugno una commissione dell’istituto di cultura di Trento … scrissi un libretto che un musicista musicò: alcune ballate e un brano in prosa recitato. Un altro testo: atto unico sul suicidio di Emilio Salgari, i personaggi sono Emilio e una voce che lo interroga non si sa ben da dove, lo interroga per rendersi ben conto su ciò che sta facendo”.

Lettura del brano a pagina 131 che l’autore ha definito brano incomprensibile:
“Pezzo del testo che si intitola Favola del morire, comincia con tutta una locubrazione sugli aminoacidi: …In questo testo faccio una serie di discorsi deliranti e a un certo punto parlo del distinguo tra il ciò e il colui: il ciò sarebbe questa carne e il colui è ciò che eventualmente di questa carne permane e di questa carne se ne va:

Concludo con la risposta che l’autore dà all’ultima domanda posta:
Sono arrivate critiche negative su questo libro, sono stati trovati difetti?
Devo dire che non ho visto pubblicate in giro critiche negative su questo libro. Se un libro che viene pubblicato e vende 5000 copie allora uno che ne pensi tutto il male possibile è motivato a fare una recensione negativa, ma se esce un libro che è palesemente destinato, ma proprio se va benissimo, a venderne un migliaio, nessuno ha voglia di infierire.

Questa risposta da prova della grande umiltà di questo autore e della solida coerenza che dimostra il personaggio-autore-uomo Giulio mozzi.
Tuttavia non sono d’accordo con la risposta. Questa raccolta di testi è un opera unica singolare di difficile collocazione di genre, che stupisce e stordisce il lettore. E’ difficile trovare un difetto perché mancano i punti di riferimento. Difficile confutare e contraddire le teorie espresse perché impossibile portare prove a smentita. Lo stile di narrazione è personalissimo e originale, come si fa a criticare?

“se questo è un flusso di coscienza, il punto è che la mia coscienza parla in quel modo lì, cioè questo tipo di articolazione questo tipo di frase questo modo apparentemente logico deduttivo in realtà, continuamente intinemico, continuamente sfalsante rispetto alle cose: pensate al passaggio quando dico un luogo in cui non c’è nessuno spazio e poi parlo di cassapanche e armadi e di colpo è un gioco anche illusionistico che consiste nel mettere una cosa incompatibile con la precedente, ma così, senza avvisare, in modo che il lettore non se ne accorga subito ma solo dopo un po’, queste procedure argomentative sono basate molto sulla ripetizione e l’espressività fanno parte e sono un modo di scrivere e di pensare che io ho, mi sono costruito, ho utilizzato da tempo, per cui io posso improvvisare, in questo modo di scrivere.”

 

monica azzurra    Monica Bauletti

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